L’atomica,
il Nazismo e gli Italiani
Scienziati di spicco, rimasti in Germania
perché ariani, furono WERNER HEISENBERG e OTTO HAHN.
Molti altri scienziati ebrei si rifugiarono
all’estero quando salì al potere Hitler. Ma in patria lo stesso Heisenberg ebbe
una campagna diffamatoria, come “spirito dello spirito di Einstain” e di essere
“un ebreo bianco” e come tale avrebbe dovuto scomparire nel nulla.
Fu arrestato dalla Gestapo ma fu presto
liberato.
Il 9 dicembre del 1925 in Germania era stato
costruito un castello chimico di vasta importanza, formato dalle industrie
BASF, BAYER, HOECHST, e altre compagnie minori farmaceutiche.
Tutte queste, con il nome I.G. FARBEN e per
un’ ”associazione di interessi comuni” appoggiarono l’ascesa di Hitler al
potere con 400.000 marchi ed essa divenne la più importante in Europa.
Negli anni 30 in Romania si trovavano immensi
campi petroliferi con una produzione annua di 3 milioni di tonnellate di
greggio, nel 1939 essa preferiva esportare solamente in Germania la propria
produzione. Poco dopo furono espulsi dai campi petroliferi alcuni tecnici inglesi
ed americani.
Nel 1941 nell’area dei campi petroliferi
rumeni arrivarono operatori della
contraerea, altamente specializzati alla difesa di obbiettivi primari con
mitragliatrici, ultimo modello e rapidissime, da 20mm.
Con l’avanzare dell’esercito tedesco ad
oriente, sistematicamente la I.G. Farben si impadroniva delle industrie
chimiche di quel territorio.
Responsabile della Farben era Carl BOSCH che
prese in mano subito lo sviluppo del processo Bergius per ricavare la benzina
sintetica.
Carl KRAUCH fu responsabile generale della
produzione chimica per il 3° Reich, Heinrich BUETEFISCH fu invece a capo della
1° sezione benzina sintetica a Buna, Auschwitz ( mentre Fritz ter Meer era a
capo della seconda sezione).
Costoro esigevano un lavoro estenuante dagli
operai, in caso contrario erano favorevoli a punire energicamente la manodopera
impiegata.
Lontano, in Cecoslovacchia a JOACHIMSTHAL la
Germania controllava il più grande giacimento di uranio.
Oltre all’uranio cecoslovacco la Germania
nazista si impossessò in seguito dell’uranio delle miniere del Congo belga, a
Parigi confischerà il laboratorio dove alcuni scienziati, con numerosi bidoni
di acqua pesante, stavano costruendo un ciclotrone, infine l’esercito tedesco occuperà
l’unico stabilimento europeo di acqua pesante in Norvegia, a Vermork.
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Fermi e Heisemberg
a Como
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Kaiser Wilhelm
institut
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La pila Atomica
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Fabbrica di Rjukan
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Gruppo dei
sabotatori
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Storia della fabbrica norvegese di acqua
pesante.
Nel
1911 ha inizio la lunga storia di questa fabbrica, quando la soc. elettrica NORSK
HYDRO iniziò a sfruttare l’acqua del
fiordo di Vestif.
La
fabbrica di Vermork ricavava l’acqua pesante dai fertilizzanti, ma come produzione secondaria.
Nel 1939 la
Germania incominciò a ordinarne grandi quantità,
arrestando nel frattempo il
suo direttore, così la gestione passò alla I.G.
Farben con una produzione da 1
tonnellata l’anno.
Un giorno, un
blitz di partigiani francesi portò via, sotto la
sorveglianza di SS tedesche,
l’intero stock di D20 ( 26 bidoni da 5 litro ognuno ) per
utilizzarli nei
laboratori parigini nel proprio ciclotrone.
Fu decisa perciò
la requisizione ufficiale della fabbrica, alcuni tecnici tedeschi
cercarono di
aumentare ancora la produzione a 100 kg. giornalieri, facendo lavorare
i
norvegesi 24 ore su 24.
Nel 1941 arrivò
sulla scrivania del direttore della commissione per l’Uranio
americana, Lyman
Briggs, un messaggio segreto portato da un fisico ebreo fuggito dalla
Germania, Fritz
REICHE
“Ti può interessare la notizia che un gran numero di fisici tedeschi è molto impegnato sul problema della bomba atomica all’uranio sotto la direzione di Heisenberg”.
Quasi
contemporaneamente Otto HAHN comunica la notizia della fissione
nucleare alla
sua assistente ebrea, dott.sa LISE MEITNER che fuggendo in Svezia per
le
persecuzioni, si portò così tutta la
documentazione. La scienziata austriaca
comunicò la scoperta a BOHR che stava partendo per gli Stati
Uniti, dove
avrebbe dovuto incontrarsi con Einstein. La conferma della teoria della
relatività era stata confermata,
per
scrupolo morale poi, quest’ ultimo ne informò il
Presidente americano che
sarebbe potuta arrivare una bomba atomica a funestare il mondo per mano
di Hitler.
Lo stesso BOHR,
prima di arrivare in America, si era
incontrato misteriosamente a Copenhagen con Heisenberg,
che tra mille
rischi gli comunicò gli ultimi sviluppi degli studi nucleari
in Germania.
Il 18 ottobre una
missione speciale anglo-norvegese, in codice GROUSE
(brontolio)
fu paracadutata sul pianoro del monte Hardanger per
un’esplorazione della zona e una prima raccolta dati sulla
fabbrica.
Partigiani
norvegesi avevano inviato a Londra alcune interessanti fotografie
dell’interno
della fabbrica, specialmente del reparto distillazione acqua pesante,
scattate
di nascosto dall’ingegnere JOMAR BRUN.
Nella prima
missione operativa, in codice FLESHMAN preparato dallo spionaggio
inglese ( SOE) 1°
divisione, gli alianti e parte dell’equipaggio perirono sulle montagne innevate.
Coloro che si salvarono furono presi e
torturati e poi portati in Germania
Berlino
aprile
Scomparve dal
progetto nucleare atomico tedesco lo studio della bomba
all’uranio perché gli
scienziati, sebbene fossero stati finanziati con ingenti fondi, fecero
credere
ai gerarchi, in primis Speer, di essere ancora in una fase preliminare
degli
studi.
Così
quello stesso anno furono gli americani che
intensificarono la ricerca con il progetto MANHATTAN
(in origine fu chiamato progetto URANIO).
Vanevar
BUSH fondò
un comitato scientifico (OSRD) che fece
investire al governo enormi spese per scopi militari, lo stesso
comitato
sorvegliava la segretezza più assoluta degli studi.
Alle ore 8,30 del
2 dicembre 1942 avvenne la prima reazione a catena sulla pila atomica
di Fermi,
in
seguito furono trovati dei siti dove furono costruiti i laboratori
e gli impianti sperimentali, Oak Ridge
(Tennesee) Los Alamos (Nuovo Messico) Hanford (stato di Washington).
Ryukan
– Norvegia 28 febbraio 1943 missione
speciale GUNNERSIDE
Testimonianza
agente inglese KNUT HAUKELID.
"I partigiani
norvegesi erano in una casa solitaria in attesa di istruzioni. Lontano
si
scorgeva la
fabbrica di Ryukan nascosta
in fondo a una gola, poco lontano sorgeva il paese.
La nostra squadra
di sabotatori sciò con i norvegesi
fin
sotto la montagna, poi iniziammo a salire, aiutandoci con corde ficcate
nella
roccia con
moschettoni. Silenziosamente
guadagnammo l’entrata principale e dopo aver
fatto passare le sentinelle, installammo le micce
esplosive. Suonò
l’allarme, molte sentinelle si portarono sul ponte in ferro
che collegava la
fabbrica al paese e incominciarono a sparare all’impazzata.
Esattamente 3
minuti dopo ci fu l’esplosione che fece perdere alla fabbrica
500 kg. di acqua
pesante. La fabbrica, comunque dopo qualche giorno riprese la
produzione”
Ryukan
16 novembre 1943
Testimonianza
del generale in pensione Marshall B. SCORE.
I
servizi segreti ci informarono che la produzione era ripresa e
così decidemmo
un attacco aereo. Con
aerei
B-17 e B 24 fu bombardata la fabbrica dal 5 gruppo
inglese, che solo al
quarto passaggio fu centrata. Purtroppo vi furono 64 civili che persero
la
vita, gravi invece furono i danni
alla
produzione, e questo fece decidere i tedeschi a trasportare in Germania
la
rimanenza dell’acqua pesante
(Sono solamente 8
i sopravvissuti di quella missione.
Improvvisamente
in questa storia, quasi fantascientifica,
appare un ingegnere dello stabilimento di azoto di Merano Sinigo. Il
documento
ha rivisto la luce oltre 60 anni dopo i fatti, è stato
trovato negli archivi di
Monaco.
E’
un documento sotto la dicitura SEGRETO, la provenienza è
dalla fabbrica di
benzina sintetica di Leuna (datato 22 novembre 1943) e qui era stato
convocato
urgentemente l’ing. ORSONI per consultazioni segrete.
E’ infatti un verbale di
visita, in previsione di un attacco alleato finale alla fabbrica
norvegese.
Documento
integrale tedesco n. 11 con traduzione
Ryukan
– Norvegia 20 febbraio 1944 pontile traghetto Hydro
Testimonianza partigiano
norvegese Hans Storhaug.
I nazisti
caricarono i vagoni sul traghetto HYDRO, vi era una grande scorta lungo
la
strada dalla fabbrica all’imbarcadero con numerosi cannoncini
puntati verso il
fiordo. Riuscimmo a piazzare le cariche sui vagoni e tutto
saltò in aria dopo 5
minuti, quando l’imbarcazione era al centro del fiordo. 14
compagni perderanno
la vita con molti
dei viaggiatori del
traghetto. Uno di noi si avvicinò con una barca per tirare a
bordo alcuni
bambini e li portò sulla riva, insieme ad altri passeggeri,
ma i tedeschi sbucarono
all’improvviso e presero tutti prigionieri. Nessuno
tornerà dal campo di Bergen
Belsen.
Ho saputo in
seguito che non ci fu nessun pagamento alla NORSK HYDRO per i
danneggiamenti e
la perdita di acqua pesante.”
Furono trovate da
agenti infiltrati, mappe e liste di fabbriche di petrolio, di metanolo,
di azoto
e di gomma sintetica che furono studiate nei dettagli. Queste industrie
collaboravano alla produzione di esplosivi, di aerei da caccia, di
munizioni,
di benzina per gli automezzi.
Inizialmente gli
attacchi non ebbero successo, ma dal 1943, essendo anche stati fatti
saltare
dai sovietici gli impianti petroliferi di Poesti in Romania, (5 aprile 1944 poi il
6 giugno, il 10, il 23) gli attacchi
furono sempre più numerosi e disastrosi per la Germania.
Lo sviluppo degli
studi atomici fu ripreso nel 1943 nelle fabbriche e effettuato
principalmente
nelle fabbriche di OPPAU a tre chilometri dal primo
stabilimento sperimentale di LUDWIGSHAFEN e a LEUNA. Ambedue occupavano migliaia
e
migliaia di lavoratori stranieri. Una gran parte di costoro erano stati
“FORZATAMENTE” arruolati dalla Francia,
dall’Italia, ma principalmente dalla
Russia e dalla Polonia. A
Leuna Merseburg e a Oppau Ludwigshafen vi
lavorarono, mediamente, circa 20/35.000 operai.
Le due fabbriche
gemelle di ammoniaca e di metanolo erano in mano alla I.G. Farben.
Leuna si trovava vicino al fiume Saale,
ed era uno stabilimento dalle
caratteristiche 13 ciminiere, si estendeva su 757 ettari. Aveva 65
generatori
di gas e numerosi e giganteschi serbatoi di ammoniaca.
La grande
fabbrica era una città pulsante e laboriosa, vi si
alternavano 33.000 persone,
di cui 10.000 erano “stranieri “coatti”,
2.300 erano donne tedesche. Nelle
immense e numerose officine lavoravano 4.100 operai, di cui 815 donne.
Vi erano
due palazzine adibite a laboratorio, qui lavoravano 400 tra chimici e
ingegneri.
Prima del
bombardamento
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i danni arrecati a
Leuna
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La
produzione mensile nel 1943 era.
21.000
tonn. di azoto (32% del fabbisogno tedesco)
14.900
tonn. di metanolo (72% del fabbisogno tedesco)
Fu
qui che fu portato un giorno l’ingegnere responsabile del
reparto elettrolisi
di Merano Sinigo.
Era stato
accompagnato in fabbrica e poi nei laboratori.
Alla fine tutti
si erano chiusi in una sala con presente solo un dattilografo.
L’argomento era
segreto, lo scopo era “esaminare se
l’elettrolisi di azoto della Montecatini a MERANO fosse tecnicamente idonea per
ricavarne circa 0,8 –
1 Jato di acqua pesante in soluzione dell’1%, e quali lavori
di ristrutturazione
portare allo stesso stabilimento per lo scopo prefissato.”
La riunione fu
lunga ed estenuante, le ipotesi di potenziamento della fabbrica furono
numerose
e questo fece capire all’ingegnere italiano che il suo
stabilimento era
diventato indispensabile alla vittoria dei tedeschi. Comprese anche il
valore
della produzione dell’acqua pesante, si preoccupò
quando comprese che per
“ragioni politiche” si sarebbe dovuto spostare la
produzione in Alto Adige.
Questo era il
progetto del dott. Fritz ter MEER, presente quella notte, che era il
plenipotenziario
del ministero del 3 Reich per gli armamenti per l’Italia.
Inoltre appoggiavano
il progetto il dott. BUTEFISCH, direttore della Buna di Auschwitz
(l’ingegnere
italiano sapeva
allora solo di una zona
industriale in Polonia).
Leuna era la più
grande fabbrica di benzina sintetica, produceva anche nitrati sintetici
per gli
esplosivi: era protetta da uno schermo speciale di fumo e difesa dalla
contraerea più potente in Europa. Infatti per gli alleati
era questa
l’obiettivo primario e decisivo per le sorti stesse della
guerra in quanto si
doveva privare l’economia tedesca della produzione degli
armamenti. Per gli
equipaggi le missioni sopra Leuna rimasero le più pericolose
e le più
difficili.
Le
missioni su LEUNA furono 6.552, con 22 attacchi, portati 20 dalla Air
Force e 2
dalla RAF, e ognuna di 24 ore, su due turni.
Sganciate
18.328 tonn. di bombe
Gli operai
dicevano: “oggi abbiamo finito di ricostruire la
fabbrica e domani le bombe
colpiranno ancora e poi ancora…”
Il primo attacco
su Leuna avvenne nella notte tra il 12 e il 13 maggio del 1944, alcuni
agenti
infiltrati seppero da ufficiali tedeschi che centinaia di uomini
avevano
riparato i danni in 10 giorni.
Fu nuovamente
colpita il 28 maggio e il 7 luglio, ma già dopo due giorni
la produzione era al
53%. Un altro attacco fu portato il 20 luglio, la produzione fermata
solo tre
giorni ma scesa al 35%.
Altri
bombardamenti il 28 e 29 luglio, il 24 agosto, l’11, il 13 e
il 28 settembre.
Con un nuovo
bombardamento al 2 novembre la produzione scese ancora al 28%.
Subì altri
attacchi in dicembre e la produzione fu al 15%, percentuale che
mantenne fino
alla fine della guerra.
Albert SPEER, in
una lettera a Hitler scriveva:
“il nemico è riuscito a fermare il 90% della nostra produzione di combustibile. Soltanto con un repentino ripristino della produzione al tonnellaggio del 1943, potremmo riguadagnare efficienza nel portare avanti questa guerra”
Fu nominato il
generale Edmund GEILENBERG responsabile per le ricostruzioni che uso
350.000 uomini
per le riparazioni nelle fabbriche bombardate e per costruirne delle
nuove in
sotterranea.
A Leuna (Meseburg) vi era il laboratorio del prof.
Karl Hermann GEIB.
Il professore nel
1945 fu portato in Russia con altri scienziati, con un contratto
decennale, che
dava loro la possibilità di proseguire gli studi sulla
fissione nucleare e
sulla creazione di nuovi progetti aeronautici avveniristici.
Fece una vita
infelice, perciò chiese asilo politico in Canada, sotto la
falsa identità di
prof. E. W. STEACIE, ma fu rintracciato dagli agenti sovietici e
scomparve.
E’
stato trovato un altro documento segregato di Leuna in cui si conferma
la
decisione di non più continuare la produzione SH 200 in
Norvegia. Si considera
opportuno servirsi di altre centrali di elettrolisi.
Il
documento è firmato anche dal dott. GEIB.
A Oppau, fabbrica gemella di Leuna, nei laboratori lavoravano 20
chimici con 60 aiutanti.
Il personale, per
la maggior parte tedesco, veniva assunto direttamente dalla I.G.
Farben. Tutti
gli altri erano prigionieri di guerra italiani, francesi, polacchi e
russi.
Questi furono registrati dal 1942 come “operai
orientali”.
Per le chiamate
al fronte del personale tedesco, un terzo della manodopera di Oppau fu,
nel
1943 e 1944, di lavoratori civili stranieri.
Le assunzioni in
questa fabbrica non faceva distinzione fra volontari e deportati, solo
che
questi ultimi non venivano mai pagati.
Vi erano dei
laboratori per la prova dei materiali, laboratori di controllo e di
allarme,
laboratori che contenevano i forni, le officine, due scambiatori di 8
metri
d’altezza “ciò che sorpassava
ogni immaginazione era l’apparecchiatura di catalisi e di
dissoluzione che
regge in ogni sua parte una pressione enorme, con un numero
considerevole di
giunti che lasciano assai di rado sfuggire un leggero odore di
ammoniaca” K.
Bosch.
1941
1.660 lavoratori civili
20.315 lavoratori tedeschi
1943
8.666
18.786
1945
7.535
17.634
Durante il
bombardamento del 12 maggio su Oppau Ludwigshafen caddero 13.670 tonn.
di bombe
Summary report The United
States StrategicBombing Survey.
Le riserve di
benzina nei magazzini tedeschi andarono
perse in 6 mesi e questo costrinse a tagliare i tempi di volo della
Lufwaffe a
solo 1 ora e mezza di missione operativa per ogni pilota per
“mancanza di
combustibile”. Anche
i panzer ebbero
difficoltà a muoversi e ci fu un incremento di soldati
tedeschi fatti prigionieri.
Anche il colosso
chimico della I.G. Farben venne bombardato e dalla produzione di 75.000
tonn.
di azoto sintetico del 1943, la produzione era scesa a 20 tonn. nel
1944.
Vi era anche
grandissima scarsità di munizioni e così fu
ordinato all’antiaerea tedesca di “sparare
solo se era sicura di colpire l’aereo nemico”.
Il primo vero
contatto tra scienziati tedeschi e la missione americana ALSOS avvenne
a Strasburgo
il 29 novembre 1944. Qui gli americani ebbero i documenti originali e
gli studi
scientifici per la costruzione della bomba atomica.
Il comandante
operativo della missione era il colonnello Boris PASH,
l’esperto scientifico il
fisico nucleare prof. Samuel Gonddsmith, olandese.
I documenti,
spesso scritti su foglietti volanti o su piccoli notes a righe, furono
subito
secretati e fatti vedere a pochi esperti, scienziati nucleari, che li
studiarono e li interpretarono, e solo nel 1970 ritornarono, non
più secretati,
alla Germania. Dal 1998 fanno parte dell’archivio storico
tedesco (sez. nucleare)
ed è composto da 470 documenti.
Gennaio
1945
Notte
del 2/3 gennaio
Bombardamento
preciso alla I. G. Farben, la più grande fabbrica chimica in
Polonia
500 bombe ad alto
esplosivo,10.000 bombe incendiarie
389 bombardieri
352 Halifax, 16 Mosquitos
Notte
del 3 gennaio
Piccolo
bombardamento alla fabbrica di benzolo a Dortmund
1 Lancaster
Notte
tra il 13/14 gennaio
Bombardamento
alla fabbrica di benzina di Stettino, preceduto da ricognizioni aeree,
altre
ricognizioni aeree dopo la missione, definirono BLOCCATA e la
produzione
FERMATA. Una carneficina all’interno dei reparti.
Notte
13/14 gennaio
Bombardamento
portato alla fabbrica di benzina di Leuna, due attacchi, ciascuno di
tre ore,
sull’impianto che subì danni notevoli. Sappiamo
che Speer scrisse a Hitler “quel bombardamento fu il peggiore
portato alla fabbrica”.
573 Lancaster, 14
Mosquitos, 10 bombardieri persi.
Notte
15/16 gennaio
Colpita una
fabbrica di benzina a Lipsia sintetica, con l’obiettivo
centrato perfettamente,
presso la Braunkohle-Leipzig, di cui è stato raso al suolo
l’area nord, uffici
e assistenza
328 Lancaster
Notte
15/16 gennaio
Colpita fabbrica
benzina a Brux in Cecoslovacchia, con completo successo. La mancata
produzione
ridusse, in modo devastante, la fornitura dei panzer tedeschi.
231 Lancaster di
cui 1 perso
Notte
22/23 gennaio
Colpito impianto
di benzolo a Bruckhausen. L’attacco fu favorito dalla luna
piena. Fu colpita
così anche la fabbrica Thyssen, con un breve allungamento
della rotta prevista.
La fabbrica fu colpita da 500 bombe esplosive
286 Lancaster, di
cui 2 persi e 16 Mosquitos
Notte
28/29 gennaio
Colpita la
fabbrica di aerei Hirth, in due fasi, con intervallo di tre ore
226 Aircrafts,
258 Lancaster, 28 Mosquitos
Notte
31 gennaio
Attacco
definitivo fabbrica benzolo a Dortmund, la produzione è
stata fermata.
La
vistosa perdita della produzione di azoto e la mancanza di metanolo fu
un
gravissimo problema per i tedeschi, in quanto anche le industrie della
gomma
sintetica erano state bombardate e la produzione non era sufficiente
per l’uso. I tedeschi, alla fine del 1944,
stavano costruendo due piccole
fabbriche, una delle quali a Huels fu attaccata dall’Air
Force, con l’8°
gruppo, fu chiusa per un mese, poi ci vollero 7 mesi per ritornare a
una produzione
al 100%, ma ormai la guerra era finita . . . l’altra fabbrica
a Schkopau fu
persa perché dipendeva dalla produzione di idrogeno di
Leuna, ed inoltre non
aveva ancora difesa contraerea.
I
chimici e l’industria chimica erano impegnati in quegli anni,
a dotare il Paese
di strutture produttive che permettessero di resistere
all’impatto devastante
della guerra, perché del tutto impreparato.
Un manifesto di allora diceva
“ Poiché
dalla grande disponibilità di prodotti azotati
dipende l’esito delle guerre
moderne, lo stabilimento di Sinigo è benemerito per la
difesa della patria”